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Recensione di Il dilemma di B.A. Paris. A cura di Alessandria today
Un’intensa storia familiare in cui segreti, paure e scelte difficili si intrecciano, mettendo alla prova i legami più profondi
Un’intensa storia familiare in cui segreti, paure e scelte difficili si intrecciano, mettendo alla prova i legami più profondi. Titolo: Il dilemmaAutrice: B.A. ParisGenere: Romanzo psicologico / Dramma familiareCasa editrice: NordAnno di pubblicazione: 2020 (prima edizione italiana) Breve riassunto della trama:Il dilemma racconta la storia di una famiglia che si prepara a festeggiare un…
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Sto leggendo La portalettere, nuova uscita della casa editrice Nord dell'autrice Francesca Giannone, e finora è una bocciatura su tutta la linea.
Sulla carta dovrebbe essere il mio nuovo libro preferito, e lo sa bene mio fratello che me l'ha regalato per Natale scegliendolo in libreria con tanta cura. "A mia sorella piace molto Elena Ferrante," ha detto al libraio. Peccato che della Ferrante in questo libro ci sia solo l'ambientazione nel sud Italia e la narrazione corale e familiare.
I problemi principali sono due: i personaggi e lo stile di scrittura.
La scrittura è melodrammatica e infarcita di cliché, ma soprattutto non si sofferma sui dettagli narrativi né sulla psicologia dei personaggi (gravissimo per un romanzo familiare). Il risultato è che la trama sembra quella di una fiction Rai, raccontata come un riassunto delle puntate precedenti. Non c'è mordente, e i colpi di scena telefonatissimi non fanno effetto.
I personaggi sono uno stereotipo dopo l'altro: la coppia di fratelli inseparabili, uno estroverso e l'altro riservato; la moglie comare che incarna i ruoli tradizionali in tutto e per tutto; l'amante che ha nascosto di aver avuto un figlio dall'amato; il tradimento e l'amore tra due cognati. Peggiore di tutti è la protagonista: la perfetta Anna, donna forte, femminista, atea che la vince su tutti dimostrando quanto sono toste le donne. Il messaggio è sacrosanto, ma anche terribilmente - purtroppo - irrealistico per l'epoca, oltre che un altro stereotipo bidimensionale. Vorrei ricordare che siamo tra gli anni '30 e '50 in un paesino rurale nel pugliese.
Sottolineo che queste trame melodrammatiche e i temi femministi non sono impossibili da gestire in un buon romanzo con questo tipo di ambientazione: c'è riuscita la Ferrante, ma anche Michela Murgia, o più recentemente Aurora Tamigio con il suo valido sebbene ingenuo esordio Il cognome delle donne. Le cose, però, bisogna saperle raccontare (e scrivere).
Forse farò un reblog con altre considerazioni a fine lettura.
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Uccellini
Questi tre stupendi disegni sono tratti da un libro che è uno dei pilastri dell'ornitologia moderna: Birds Of America, pubblicato tra il 1827 e il 1838 da John James Audubon. Figlio di un ufficiale della marina francese, nacque a Saint Domingue, la colonia francese caraibica che diventerà Haiti, nel 1785. Quando ritornò in Francia, studiò presso la bottega del grande pittore David. Quando ci furono le primo costrizioni napoleoniche, nel 1803, tramite il padre ufficiale ebbe un passaporto e si trasferì negli Stati Uniti. Qui si sposò, ebbe dei figli e vivendo in una casa in campagna iniziò a ritrarre la fauna ornitologica del Massachusetts, ma piano piano ampliò le ricerche finendo per completare, in vari anni, la sua opera, che comprende 435 stampe di specie di uccelli del Nord America, 35 delle quali sono le uniche testimonianze di specie ormai estinte. Il libro è considerato uno dei capolavori del settore, nonché il primo Atlante Naturalistico in senso proprio. Tra l'altro molte specie di uccelli sono a lui dedicate in quanto fu il primo a descriverne le caratteristiche e a ritrarne i lineamenti.
Tra queste, una delle più famose è la berta di Audubon, che è questa:
Nome scientifico Puffinus lherminieri, e deve il suo nome al fatto che René Primevère Lesson, celebre naturalista francese, ne classificò la natura di specie unica dai disegni di Audubon.
Orbene, la Società Statunitense di ornitologia (American Ornithologists' Union) ha al proprio interno un Comitato per la nomenclatura delle specie ornitologiche (American Classification Committee) che ha preso questa decisione, dopo una lunga discussione interna: eliminare nella classificazione delle specie ornitologiche tutti i riferimenti a persone o figure storiche del passato: oltre alla berta di Audobon, rischiano la ghiandaia di Steller, dal nome del botanico, zoologo, medico ed esploratore tedesco attivo in Russia, considerato un pioniere della storia naturale dell'Alaska, il colibrì di Anna, chiamato in onore di Anna Massena, Duchessa di Rivoli, vari tipi di orioli e decine e decine di altre specie. Questo, secondo le parole della presidentessa della Società Coleen Handel perchè "C'è potere in un nome, e alcuni nomi di uccelli inglesi hanno legami con il passato che continuano ad essere non inclusivi e offensivi oggi (...) Abbiamo bisogno di un processo scientifico molto più inclusivo e coinvolgente che concentri l’attenzione sulle caratteristiche uniche e sulla bellezza degli uccelli stessi. Tutti coloro che amano e che si prendono cura degli uccelli dovrebbero poter goderne e studiarli liberamente, e gli uccelli hanno bisogno del nostro aiuto ora più che mai". Aggiunge poi che le tassonomie ottocentesche erano misogine e razziste e che "Come scienziati, lavoriamo per eliminare i pregiudizi nella scienza".
Questo è l'apice di un processo ideologico, comunemente definito cancel culture, che da alcuni anni ha preso piede in maniera devastante nel mondo culturale, e anche accademico, anglosassone. Caso emblematico fu la decisione della casa editrice di Amanda Gorman, la giovane poetessa che declamò i suoi versi alla cerimonia di insediamento del presidente Biden. Il suo libro, The Hill We Climb, su precise direttive della casa editrice americana, non fu tradotto in Spagna da Victor Obiols, ritenuto inadatto dall’editore americano in quanto uomo, non nero, non attivista. Ma casi analoghi sono avvenuti in altri paesi sulle generalità dei traduttori e traduttrici.
È l'apoteosi di un assunto, che ormai impera nella nostra società contemporanea (direi per colpa dell'assuefazione al loro pensiero dominante): non importa mai cosa e come dici le cose, le sostieni o le fai, ma solo chi le dice, chi le sostiene e chi le fa. Oggi Chiara Valerio ha scritto: "Non discutiamo più, rispondiamo a sondaggi e a incitamenti di una curva, il cui principio e la fine è la riduzione a macchietta dell'altro e della sua posizione che si suppone parimenti basata su sondaggio e tifo (...) Indossare una casacca è, mi pare, la fine della cultura intesa come esercizio dell'altro che abbiamo sempre praticato" (la Repubblica, Zerocalcare, Lucca e il ruba bandiera, pag. 37 del giornale del 3/11/2023).
L'esempio di Audubon è calzante poichè la decisione di cancellare il suo nome per la berta si deve al fatto che, come molti uomini del suo tempo, aveva degli schiavi, e aveva posizioni che oggi definiremmo "contraddittorie" sullo schiavismo. Tipico del sistema della Cancel Culture è di fare il più classico degli errori: prendere solo il pezzo di Storia che ci interessa, relazionarlo al nostro modo attuale di pensare, e condannare l'altro che, nella maggior parte dei casi, non può manco difendersi essendo morto da centinaia di anni. Tra l'altro in nome di Audubon fu fondata nel 1905 la National Audubon Society che è ancora oggi negli USA una delle più grandi e battagliere associazioni per la salvaguardia della Natura.
Quello che mi chiedo è che effetto avrà sulla berta, sul suo habitat, sulle politiche in favore della sua conservazione, studio e ricerca, il fatto di non chiamarsi più di Audubon. E se qualcuno ha mai avuto difficoltà a studiarla, a proteggerla perchè il suo nome era dedicato ad un uomo unanimemente considerato come uno dei padri della ornitologia mondiale (cosa che non viene smentita nel comunicato della Società di ornitologia americana).
Victor Obiols disse dopo che gli fu impedito di tradurre la Gorman:"Se non posso tradurre una poetessa perché donna, giovane e afroamericana nel mio medesimo secolo, non posso neanche tradurre Omero giacché non sono un greco dell’ottavo secolo a.C. E nemmeno Shakespeare non essendo un inglese del 16esimo secolo".
Gli proporrei di tradurre un libro di ornitologia. Possibilmente non scritto negli Stati Uniti.
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#bibliotecasanvalentino
Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Milieu Edizioni
Buona lettura a tutti!
SUL FONDO DEL BLACK’S CREEK di Sam Millar
In una torrida e sonnolenta giornata d’estate sulle rive del Jackson’s Lake, il quattordicenne Tommy e i suoi amici Brent e Charlie, detto Ferro per la sua fortuna sfacciata, fanno il bagno nudi nel lago, bevono Coca ghiacciata, leggono fumetti della Marvel e, d’improvviso, assistono impotenti al suicidio di Joey Maxwell, un ragazzino di poco più giovane che sceglie di lasciarsi morire nel lago a poca distanza da loro.
La piccola cittadina di Black’s Creek, a nord dello stato di New York, dove i ragazzi vivono da sempre con le loro famiglie, viene scossa da questo tragico evento e in molti pensano di sapere cosa, o meglio chi, abbia spinto il piccolo Joey a togliersi la vita. In città, infatti, gira un losco figuro che lavora come custode part time al cinema Strand e si dice in giro che vada molestando i ragazzini. Jeremiah, il papà del giovane Maxwell con il quale è meglio non scherzare perché “Lui non perdona e non dimentica…”, chiede a gran voce che venga fatta giustizia. Lo sceriffo Henderson, padre di Tommy, si sente sotto pressione ma non ha abbastanza prove per procedere all'arresto del presunto colpevole. La situazione degenera quando a Black’s Creek vengono commessi due omicidi.
Sul fondo del Black’s Creek è un noir coinvolgente, dal ritmo tesissimo e dal linguaggio crudo, che cattura l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine, ma è anche un racconto di formazione che descrive la perdita dell’innocenza di un ragazzino e dei suoi amici che si trovano ad affrontare un nemico feroce, malvagio e subdolo e che, pur di sconfiggerlo, sono pronti a commettere atti irreversibili.
COSA MI È PIACIUTO
All'interno del romanzo l’amicizia appare come un elemento fondamentale, ma anche estremamente fragile. Il primo amore è vissuto come un’esperienza memorabile, ma che genera confusione e dolore. Con grande intensità Sam Millar ci descrive il rapporto speciale che Tommy ha con suo padre, lo sceriffo Henderson, un uomo coraggioso, retto, sensibile, che ha una profonda fede nella giustizia: “…È per questo che abbiamo la legge, Tommy. Se consentissimo alle persone di farsi giustizia da sole, avremmo anarchia e linciaggi. Lo capisci questo, vero?”. In alcuni punti del libro l’autore stempera la tensione con situazioni e dialoghi ricchi di umorismo, ad esempio quando Tommy si caccia nei guai, oppure quando viene rimproverato ripetutamente da sua madre, una sorta di generale in gonnella, per le amicizie che frequenta, i continui ritardi e la sua disobbedienza. Del resto, la signora Henderson fa bene a stare in apprensione per quel suo figlio irrequieto. Black’s Creek è un paesino all’apparenza tranquillo, ma quando arriva il buio il pericolo è in agguato; dopotutto, come dice Ferro a Tommy “La notte e le tenebre appartengono ai mostri. Non ai supereroi”.
COSA NON MI È PIACIUTO
Come sempre quando un libro mi appassiona, mi trovo in difficoltà a evidenziarne gli aspetti negativi. Sinceramente, in questo caso, non ne ho trovato nessuno.
L’AUTORE
Sam Millar è uno scrittore e sceneggiatore nato a Belfast e, dopo la lunga militanza nell’IRA, è diventato uno degli scrittori di crime e thriller irlandesi più famosi. I suoi libri sono tradotti con successo in tutto il mondo. Per Milieu ha pubblicato il memoir “On the Brinks. Memorie di un irriducibile irlandese” e “I cani di Belfast”.
LA CASA EDITRICE
Milieu edizioni nasce a Milano come progetto di ricerca sulla storia criminale e sociale del Novecento e, in un secondo momento, si sviluppa come proposta editoriale a partire dal maggio 2012. Nel nome stesso della casa editrice sta il senso di questo percorso, nel fascino verso una mala a suo modo romantica e nella ricerca dei meccanismi “ambientali”, il milieu appunto, che influiscono sulle scelte dei singoli.
#bibliotecasanvalentino#lettureindie#indiebooks#rubricamensile#bibliotecacomunale#bibliosanvale#bibliosanvalentino#casaeditriceindipendente#milieuedizioni#sulfondodelblackscreek#sammillar#noir#narrativairlandese#consiglilibreschi#consigliletterari#recensione#romanzopoliziesco#narrativacontemporanea#leggereindipendente#leggoindipendente#indie#suicidio#letteraturaindipendente#romanzodiformazione#romanzo#consiglibibliotecari#biblioteca#libri
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Ogni tanto, una buona notizia: torna in libreria - in nuova edizione a firma unica, ripensata ed aggiornata - RAZZA PARTIGIANA, STORIA DI GIORGIO MARINCOLA (1923-1945). Si tratta di un piccolo classico di storiografia che, dopo alcuni anni di insensata e inspiegabile assenza, è di nuovo in catalogo, grazie alla cura determinata di Carlo Costa e alla lungimiranza della casa editrice Milieu. Un ragazzo italo-somalo cresciuto tra la Calabria e Roma, studente “dalla pelle nera” nella Roma fascista, allievo di Pilo Albertelli, partigiano azionista, tenente arruolato dai servizi inglesi del SOE per combattere in nord Italia, prigioniero di guerra e, infine, di nuovo in armi fino all’ultimo dei suoi giorni: questi alcuni dei momenti che hanno scandito la vita di Giorgio Marincola. Finalmente sarà nuovamente acquistabile una sua accurata biografia. Sono felicissimo che si possa festeggiare in questo modo il centenario della nascita di Giorgio, e sono felicissimo di essere stato invitato a scrivere la prefazione del libro. Nell’iper-prudente (eufemismo!) mondo editoriale italiano questa uscita rappresenta, a mio avviso, un’ammirevole e coraggiosa eccezione. Sarò grato a chiunque aiuti a diffondere la notizia che da domani, venerdì 24 novembre, RAZZA PARTIGIANA è ordinabile su tutte le piattaforme di vendita online e in tutte le librerie (grandi e piccole) d’Italia. Grazie di cuore e buona lettura!
Urbano Grandier, Facebook
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7 ago 2024 18:43
CENT’ANNI DI OTTONE – IL 3 AGOSTO DEL 1924 NASCEVA IL GRANDE PIERO OTTONE, DIRETTORE DEL “SECOLO XIX” E DEL “CORRIERE DELLA SERA” – IL RICORDO DI CARLO ROGNONI: “È STATO UN BRAVO GIORNALISTA, UN GRANDE DIRETTORE, UN APPASSIONATO CONSIGLIERE DI CHI PER MESTIERE FA L'EDITORE” – IL GRAN RIFIUTO AL SUO AMICO GIANNI AGNELLI, LA PASSIONE PER LA VELA, IL LICENZIAMENTO DI MONTANELLI E L’ASSUNZIONE DI PASOLINI, NONOSTANTE GLI AVESSE DATO DELLA “VECCHIA BALDRACCA”: “L’HO FATTO PERSO…” -
Estratto dell’articolo di Carlo Rognoni per “il Secolo XIX”
Nasce a Sampierdarena il 3 agosto 1924 nella famiglia Mignanego. E questo è il suo vero cognome fino a verso la fine della guerra. Quando a 18 anni decide che gli piacerebbe fare il giornalista. Va a Torino per incontrare il direttore de "La gazzetta del popolo", Massimo Caputo.
«Se vuoi scrivere sui giornali scegli un nome più corto e più pronunciabile». Lui torna a casa dalla mamma, contento che potrà fare il giornalista. Ma la mamma non apprezza affatto che cambi cognome... a meno che non scelga quello della sua famiglia, Ottone.
Piero Ottone farà il redattore, l'inviato, il corrispondente. Prima in Germania, poi a Mosca, dove conosce la futura moglie Hanne Winslow, che lavora nell'Ambasciata danese. Nel '56 va a Londra e nel '58 è l�� che nascerà suo figlio Stefano Mignanego. Negli Anni Sessanta farà l'inviato per Il "Corriere della Sera". Poi nel 1976 il primo successo professionale: viene scelto dalla famiglia Perrone per dirigere "Il Secolo XIX", dove resterà per tre anni.
È un ritorno nella sua Liguria e può affrontare il mare con quella che resterà una passione autentica, la sua barca a vela di dodici metri, battezzata "Ciaika" , gabbiano in russo. L'esperienza genovese è molto positiva e la famiglia Crespi, proprietaria del "Corriere della Sera", lo sceglie. Farà il secondo grande e decisivo salto: diventa direttore del quotidiano della borghesia del Nord Italia.
E a Milano vive due esperienze indimenticabili, fa due scelte fondamentali, nel be- ne e nel male. Assume come editorialista Pier Paolo Pasolini. Lo scrittore, autore de "Gli scritti corsari" l'aveva pesantemente criticato. In una lettera di fuoco - scritta in occasione di alcune cronache sulla guerra del Vietnam - dava a Piero Ottone della «vecchia baldracca».
Ma perché lo assumi dopo quegli insulti? Fu chiesto a Ottone. E lui: «Penso che sia un valore aggiunto per il giornale. E questo conta più di qualsiasi insulto che io possa aver ricevuto».
Che Piero Ottone mettesse il giornale al di sopra di ogni altra considerazione lo testimonia «la scelta dolorosa» di licenziare Indro Mon-tanelli. Il grande giornalista […] lo aveva criticato per il modo in cui gestiva i rapporti sindacali e la politica […] . Ottone da direttore aveva un'idea forte del suo lavoro, della sua respon-sabilità, e non poteva tollerare che un suo importante giornalista lo criticasse per come conduceva il giornale. Ottone prima informò la sua editrice, Giulia Maria Crespi, e poi chiamò Montanelli: «O ammetti di avere sbagliato oppure qui finisce la nostra collaborazione». E così fu.
[…] Dopo cinque anni al "Corriere", cogliendo tutti di sorpresa, Piero Ottone si dimette. E non vorrà più accettare incarichi di direttore. Rifiuta, per esempio, una proposta dell'avvocato Agnelli, con il quale aveva un autentico rapporto di amicizia, per la barca ma anche per il giornalismo. Diventerà un ascoltato consigliere di chi fa il mestiere dell'editore.
Negli anni in cui l'ho conosciuto aveva un ufficio in Mondadori, era in buoni rapporti con Mario Formenton, il vero capo azienda. […] Nel frattempo, Ottone era entrato […] nel consiglio di amministrazione de "La Repub-blica", e fu nominato da Eugenio Scalfari e da Caracciolo "Garante del lettore" .
[…] È in questa fase finale della sua vita, quando ormai viveva a Camogli in un villino sul mare, che ha scritto "Novanta" un libro che mi fu chiesto di presentare. Perfino pensando e scrivendo della morte, in Ottone vince il sentimento della pacatezza, della cautela, molto british. “Chi siamo, dove andiamo: ebbene andiamo nel nulla. E lasceremo per qualche tempo una traccia, sempre più debole. Poi si cancellerà anche questa". E scrive: "Giunto al termine del viaggio, non credo che continuerò a sorvegliare dall'aldilà le vicende dei mortali".
Sembra che a Camogli il Comune abbia deciso di dedicargli un belvedere vicino alla casa dove ha vissuto fino al 17 aprile del 2017. Il 3 agosto di quest'anno saranno passati 100 anni dalla sua nascita. È stato un bravo giornalista, un grande direttore, un appassionato consigliere di chi per mestiere fa l'editore.
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[Books] Draw down the moon. L'Accademia della Luna (Moonstruck #1) di P. C. Cast e Kristin Cast
Titolo originale: Draw down the moon (Moonstruck #1) Autore: P. C. Cast e Kristin Cast Prima edizione: 2024 Edizione italiana: traduzione di Veronica Sibilla Ghiorzi (Casa Editrice Nord, 2024) Continue reading [Books] Draw down the moon. L’Accademia della Luna (Moonstruck #1) di P. C. Cast e Kristin Cast
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'La portalettere' il romanzo più venduto del 2023
(Adnkronos) - Con oltre 350 mila copie vendute, 'La Portalettere', l'esordio di Francesca Giannone, pubblicato dalla Casa editrice Nord è il romanzo più venduto in Italia nel 2023. E' anche il secondo libro più venduto dell'anno. Romanzo vincitore del Premio Bancarella 2023 e del premio “Amo questo libro” assegnato dai librai delle librerie Giunti, il libro è in corso di traduzione in 19 paesi. I diritti sono stati acquisiti da Lotus production, una società di Leone Film Group. La trama: Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna è fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe [email protected] (Web Info) Read the full article
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Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1980
Ci credete? Non ci credete? Poco importa. Il fenomeno ufologico è vecchio quanto il mondo. Gli avvistamenti, reali, finti, "costruiti" nel mondo sono innumerevoli e su Firenze e provincia non mancano. Questa è un piccola rubrica per citare gli avvistamenti registrati su Firenze e provincia dal 1946 al 1980, se poi qualcuno ha a disposizione anche quelli successivi, e ce li fornisce, potremmo pubblicare anche quelli dal 1980 in poi. Questo l'articolo precedente: Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1979 Il 30 ottobre 1980 su Scandicci alle 17:30 fu visto un oggetto volante verde, lo riporta Notiziario UFO n. 99; Scheda segnaletica della SUF - doc. 2962; Il Giornale dei Misteri n. 118, p. 19, doc. 2962; Il Giornale dei Misteri n. 165, p. 14, doc. 2962 Lo studente tredicenne Claudio Lastrucci, abitante a Lastra a Signa in via Carchedi 327, da S. Martino alla Palma - Scandicci, vide un oggetto volante di colore verde, seguito da una scia dello stesso colore, attraversare il cielo sereno velocemente e molto alto. Aveva una forma apparentemente sferica e si dirigeva verso sud-est. Il ragazzo non provò alcuna emozione. L'avvistamento durò 5/6 secondi. L'11 novembre 1980 nel cielo di Firenze alle 18:30 fu vista una palla di fuoco, lo riporta La Nazione del 12-11-1980; Il Giornale dei Misteri n. 118, p. 19; Il Giornale dei Misteri n. 129, p. 8; Il Giornale dei Misteri n. 165, p. 15 Avvistata una grande palla di fuoco proveniente da nord-ovest e diretta a sud-est. Il prof. Angelo Gianni, della casa editrice D'Anna, che in quel momento stava tornando a casa nella zona nord-est della città assieme a sua moglie, è stato uno dei testimoni del fenomeno. Il prof. riferì che si trattava di una enorme palla luminosa e bianca, che filava via silenziosa, bassa e veloce verso sud-ovest lasciandosi dietro una scia luminosa. Sempre in quella strada, cioè in via Masaccio, un giovane che stava pulendo i vetri di casa, vide la stessa cosa (una fiammata incredibile, ha detto). Anche da Piazza Signoria, un signore è rimasto abbagliato dalla palla di fuoco per 15 secondi; secondo lui la palla era di forma ovale, bianca, con un alone bluastro ed una scia di almeno 3 chilometri. Inoltre doveva viaggiare a 4000 km/h e ad un migliaio di metri di quota, spostandosi in linea retta e silenziosa. Dall'osservatorio di Arcetri non riuscirono a vedere niente, mentre la torre di controllo dell'aeroporto di Pisa, che seguì il fenomeno, avrebbe escluso che si trattasse di un meteorite perchè volava parallelo al terreno. Comunque, altre testimonianze furono raccolte sul fenomeno. Da via Baldovinetti, la prof. Marta Biliotti Lazzeri di anni 35 (via di Soffiano 4) e Giampiero Ciofi Baffoni di anni 41, erborista (via di Soffiano 166), mentre si trovavano all'uscita della scuola media statale "G. Ungaretti", osservarono per circa 30 secondi, in cielo, un corpo luminoso, rosso al centro e circondato da un alone verde brillante e da un chiarore bianco. Aveva una velocità lenta come quella di un aereo a reazione; si allontanò in direzione ovest, senza provocare nessun rumore. Alle 18:45 (quasi sicuramente si tratta dello stesso oggetto dei precedenti), nella zona dell'Isolotto, la studentessa Elisabetta Vozza (via Torcicoda 48) in compagnia di Ursula Maestrini e di Mirella Marchese, tutte di anni 12 e tutte residenti nella solita strada, videro per cinque secondi una specie di "stella cadente" luminosa, che presentava varie colorazioni, sul giallo e l'arancione. Era di forma circolare ed aveva traiettoria obliqua; si dirigeva a notevole velocità verso ovest. Sempre l'11 novembre 1980 a S. Michele alle 19:30 fu vista una luce tonda rosea, lo riporta Notiziario UFO n. 99; Il Giornale dei Misteri n. 118, p. 19; Il Giornale dei Misteri n. 129, p. 8; Il Giornale dei Misteri n. 168, p. 16 Dal centro sportivo di S. Michele, la signora Romana Rossi di anni 34, domiciliata in via Pisana 160, osservò una luce rosea di forma rotonda assai grande che, ascendendo in cielo, scomparve lasciando una scia luminosa dietro di s‚. Andava a grande velocitàe le condizioni meteorologiche erano buone. Il fenomeno durò 30 secondi. L'osservatrice provò meraviglia. Si concludono cosi gli avvistamenti di UFO su Firenze dal dopo guerra al 1980. Se qualcuno possiede o sa dove trovare gli avvistamenti dal1980 ad oggi e ce lo comunica la rubrica potrà continuare. Read the full article
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Che fine ha fatto Anncleire? Recap degli ultimi mesi
Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho provato a scrivere un post qui sul blog? Tantissimo, ho iniziato ad abbozzare qualcosa tante volte e poi mi sono dissuasa dopo poco. Quando ti interrompi diventa difficile riprendere. Diventa difficile anche tornare, ti chiedi sempre se ne vale la pena, se è il caso, se è quello che ci si aspetta. Però ho voglia di raccontarmi, di nuovo, in questo angolo di web che è mio ed è ancora molto importante, anche se magari solo per me.
Non so bene dove eravamo rimasti, proviamo di nuovo a riprendere le redini del racconto. Forse era maggio, quando ho pubblicato la recensione di "Crying in H Mart" e intanto avevo preparato un post che non è mai stato pubblicato ed è rimasto in bozze. A maggio, mese per me mega importante perché è quello del mio compleanno, maggio che sembrava novembre.
Il 20 maggio, proprio il giorno del mio compleanno, sono andata al Salone del Libro con una mia carissima amica che non vedevo da anni e ho incontrato la mia adorata Martina di Liber Arcanus. Devo dire che anche quest'anno è stato abbastanza traumatico. Credo di non essere più abituata alla gente, questa massa informe di persone che arriva con una sua presenza e che vuole fagocitarti. Ma la struttura del Lingotto resta lì a coccolarti lo stesso. Forse rispetto al 2022 ho notato che gli spazi erano più dilatati ma è anche vero che sono rimasta per molto meno tempo. Prima tappa in una delle mie case editrici preferite, Safarà Editore, dove ho comprato un paio di volumi e ho salutato appena in tempo Cristina che resta una presenza amica sempre anche se ci vediamo solo al Salone, ma i libri di Safarà mi colpiscono sempre, come un dono.
Dopo un breve giro esplorativo, sono stata alla presentazione "Tante voci, una voce: tre scrittrici raccontano la Storia" con Stefania Auci, Francesca Giannone e Alessandra Selmi organizzata dalla casa editrice Nord e che hanno raccontato le loro storie: rispettivamente "I Leoni di Sicilia", "La portalettere" e "Al di qua del fiume". Mentre del primo volume della duologia della Auci vi ho già parlato qui sul blog, gli altri due sono stati una piacevole scoperta. "La portalettere" è il racconto romanzato di una delle antenate della Giannone, una delle prime portalettere donna italiane, in un paesino pugliese, avvinghiata in un triangolo amoroso che pervade la scena e che mi ha molto incuriosita. La Selmi invece ha raccontato le vicende della famiglia Crespi che sulle sponde dell'Adda hanno messo in piedi un cotonificio e un villaggio industriale che sembra un miraggio a fine Ottocento e che si deve scontrare con tutta la storia della Lombardia. Le tre autrici hanno spiegato come hanno portato avanti la loro ricerca, le idee da cui sono partite, il loro rapporto con la storia e con la scrittura e come spesso la vita giochi un ruolo fondamentale. Tre donne e tre storie e la Storia che sembra così lontana e invece è incredibilmente vicina.
Dopo un velocissimo salto da alcuni dei miei preferiti: Abeditore, Codice Editore, dove cercavo il volume che sto finendo di leggere in questi giorni "Storia del mondo in sei bicchieri" (libro di cui vi parlerò approfonditamente a parte perché veramente merita una lettura) e L'orma editore.
Tra fine maggio e inizio giugno sono riuscita finalmente a recuperare insieme ad Alaisse il viaggio a Lisbona che avevamo dovuto annullare a marzo 2020 con l'inizio della pandemia. Lisbona è una città spettacolare in cui siamo rimaste cinque giorni e di cui mi sono completamente innamorata. A parte la sindrome di Stendhal davanti agli azulejos dell'omonimo museo e il Monastero di San Jeronimos, ho fatto in tempo a perdermi completamente davanti alle sponde del Tago e sulle salite e discese mangiando pasteis de nata a gogo.
Lisbona è una città che ti sorprende, un po' rustica e un po' cosmopolita, con i suoi alberi di jacaranda, le sue piastrelle colorate, i suoi tram che si arrampicano in collina e che ti tolgono il fiato.
Alaisse è riuscita a portarmi a fare una esperienza sul Pillar 7: il pilastro numero 7 del ponte del 25 aprile sul Tago, che ricorda un po' il Golden Bridge di San Francisco, e su cui puoi salire sia per vedere come sono stati costruiti i pilastri, sia per affacciarsi ad un passo dalle macchine che scorrono veloci sul ponte e per salire su un balconcino di vetro, trasparente sotto. Io avevo il batticuore ma la vista in effetti ne valeva la pena. Sono veramente contenta di essere riuscita ad andare in Portogallo, anche se la prossima volta vorrei andare a Porto.
A luglio tra una mostra fotografica e un'altra sono stata a Firenze con la mia adorata Lorena per assistere al tour negli stadi dei Pinguini Tattici Nucleari che se mi seguite da un po' sul blog sapete sono tra i miei gruppi preferiti e devo dire che il concerto è stato davvero uno spettacolo bellissimo. Era da un po' che non assistevo ad un gruppo dal vivo e mi sono molto emozionata. Da Bergamo a Hikikomori, passando per Coca Zero, ho urlato e ballato come non mai in mezzo ad altra gente mega entusiasta, nel parterre gold, con Zanotti e gli altri membri della band molto vicini e la sensazione di star vivendo una esperienza incredibile. Super super bello.
Agosto 2023 rimarrà invece nel mio cuore per sempre perché sono riuscita finalmente a realizzare uno dei miei sogni nel cassetto da una vita: andare in Corea del Sud. Ancora non ci credo che dopo averlo solo sognato per mesi e mesi sono riuscita ad andare lì, sono riuscita a vedere dal vivo un paese che mi ha rubato il cuore e il sonno e mi ha dato solo nuove ossessioni. L'11 agosto alle 21:50 siamo decollate da Malpensa per atterrare 11 ore dopo in quel di Incheon, l'aeroporto fuori dalla capitale. Da lì abbiamo preso un treno per arrivare a Seoul Station e poi il KTX il treno dell'alta velocità che alle dieci e mezza di sera ci ha portate a Busan.
Lì siamo rimaste un giorno per iniziare ad esplorare la città salendo sulla Busan Tower e visitando il museo del cinema e poi per due giorni, il 14 e il 15 siamo volate su Jeju-do.
L'isola di Jeju è la meta turistica per le vacanze dei Coreani, nonché meta dei viaggi di nozze, ma io sognavo di andarci da quando l'ho sempre e solo vista nei drama che ho divorato negli ultimi sei anni. Jeju è affascinante, abbiamo preso un albergo che affacciava sull'oceano e finalmente siamo riuscite ad andarci con la speranza inossidabile di iniziare ad esplorarla.
Dal 16 al 20 agosto siamo rimaste a visitare Busan, a guardarne le spiagge, i templi, il Gamcheon Village, a salire sulle sky capsule, ad attraversare il mare su una cable car e a incantarci al museo d'arte. A Busan abbiamo sconvolto i locali con il nostro essere straniere e abbiamo mangiato gli hotteok, abbiamo camminato come non mai e assaggiato il kimchi più buono del viaggio e abbiamo imparato che la mossa giusta è farsi amica la ajumma (le signore di una certa età) che trovi sul tuo cammino e che a volte basta un grazie in coreano per fare la differenza.
Il 20 abbiamo preso un KTX che da Busan ci ha condotto a Seoul e lì siamo rimaste fino alla fine del viaggio il 27 agosto. Seoul, ah Seoul, penso di averci davvero lasciato un pezzo di anima e lei me ne ha lasciato un pezzettino della sua e sono qui che mi chiedo quando riuscirò a tornarci davvero. Come raccontare cosa mi rimane in testa di una città che ho solo immaginato per anni, componendo in testa il puzzle che la definisce e poi boom eccomi lì a camminare per le sue strade a riconoscere che è uno dei posti in cui mi sento a casa?
Arrivare a Seoul è stato un po' come trovare il mio spazio, sapendomi orientare, riconoscendo i quartieri, urlando "ma io quel posto lo conosco" mangiando i japchae, emozionandomi per il bulgogi, credendo che quegli spazi enormi, i palazzi reali, i grattacieli, la Lotte Tower, la Namsan Tower, le salite e le discese, i locali, la musica, i café, ogni spazio era una casella che ricomponeva la mappa che ho costruito su Naver ed era lì tangibile.
Questo riassunto non riuscirà mai a ricollocare nello spazio le emozioni che ho provato ad essere in Corea, il senso di smarrimento che ho provato salendo sull'aereo che da Incheon ci ha riportate a Milano, in una serata da apocalisse, con la pioggia, il freddo, il ritardo, il jet lag. Ancora non mi spiego come io sia riuscita a tornare a vivere normalmente a Torino, in un settembre pieno di appuntamenti e di abbracci, di festeggiamenti e esperienze che mi hanno permesso di tornare in me. Mi manca la Corea, come se davvero avessi un arto fantasma da portarmi dietro e che in realtà è solo il pensiero di non essere più lì.
Sono qui, a raccontarvi queste cose, perché d'altronde è quello che ho sempre fatto e perché in fondo mi manca questo spazio di web con la speranza di non perderlo, di trovarlo ancora confortevole. Sono cambiata e anche la mia vita sta cambiando, con la velocità che arriva solo dalla vita adulta che pretende tutta la tua attenzione. Sono qui e allo stesso tempo vorrei trovarmi altrove. Sono qui e intanto vivo mille altre esperienze, sono qui aggrappata con le unghie alle certezze che solo i rapporti solidi che ho costruito in questi anni mi sanno dare, sono qui e penso già al prossimo viaggio, alla prossima esperienza, al prossimo abbraccio. Sono qui e penso che sia l'unica cosa vera che posso avere. Sono qui nonostante i crolli, le incertezze, le emozioni. Sono qui e non sono sola.
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Il romanzo "Il re stellare" ("The Star King") di Jack Vance è stato pubblicato per la prima volta tra dicembre 1963 e febbraio 1964 a puntate sulla rivista "Galaxy" e come libro nel 1964. È il primo libro della serie dei Principi Demoni. In Italia è stato pubblicato dalla Casa Editrice La Tribuna come "Volere di Re" a puntate su "Galassia" nella traduzione di Lella Pollini, dall'Editrice Nord all'interno del n. 45 di "Cosmo Oro" e all'interno del n. 19 di "Grandi Opere Nord" nella traduzione di Roberta Rambelli, da Editori Associati nel n. 215 di "TEADue" nella traduzione di Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli e da Mondadori come "I principi demoni" nel n. 290 dei "Classici Urania" e all'interno de "I principi demoni" nella traduzione di Roberta Rambelli.
Kirth Gersen incontra l'esploratore Lugo Teehalt, il quale ha scoperto un pianeta di una bellezza straordinaria. Tuttavia, è venuto a conoscenza del fatto che la sua impresa è avvenuta al servizio di Attel Malagate, uno dei famigerati Principi Demoni e non vuole rivelargliene la locazione sapendo che il pianeta verrebbe sfruttato.
Alcuni scagnozzi di Attel Malagate uccidono Lugo Teehalt e rubano quella che pensano sia la sua astronave per impossessarsi delle informazioni necessarie a trovare il pianeta scoperto dall'esploratore. In realtà, hanno rubato un'astronave dello stesso modello e Kirth Gersen approfitta di quell'errore per cominciare la ricerca di Attel Malagate per compiere una vendetta personale.
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Recensione "Libero scorre il fiume" di Eleanor Shearer
Libero scorre il fiume è un viaggio attraverso la speranza di una vita migliore e della libertà. Un bene prezioso nell’800 come oggi.
Casa Editrice: Editrice Nord Anno di pubblicazione: 2023 Pagine: 368 In fuga dalla schiavitù, il viaggio di una madre alla ricerca dei figli e della libertà… È questa la libertà? si chiede Rachel, mentre corre in una foresta immersa nel buio, sola, atterrita, esausta. Sta scappando dalla piantagione in cui ha trascorso tutta la sua esistenza, da un lavoro sfibrante, da un padrone brutale. Lo…
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Adolfo Bioy Casares - L'invenzione di Morel
Più che del libro di Bioy Casares, recensito e celebrato da decenni e ispiratore di una delle prime serie TV di grande successo, Lost, sarebbe conveniente parlare della casa editrice Sur. I suoi prodotti sono ben confezionati, accattivanti nel formato e nella veste grafico-cromatica, e la linea editoriale è chiara e stimolante per il lettore a caccia di letteratura (nord e sud)americana di…
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La Tua Assenza È Tenebra di Jón Kalman Stefánsson - Recensione
La Tua Assenza È Tenebra di Jón Kalman Stefánsson – Recensione
La Tua Assenza È Tenebra, ultimo romanzo di Stefánsson, mi è capitato tra le mani per caso, in un pomeriggio di dicembre piovoso e malinconico, durante una delle mie solite incursioni in libreria. E il caso, benevolo, ha voluto guidarmi verso un libro potente. Potente la scrittura. Potente la terra, l’Islanda, protagonista indiscussa di questa storia. La Tua Assenza È Tenebra racconta l’essere…
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[Books] La sostituta di Michelle Frances
[Books] La sostituta di Michelle Frances
Titolo originale: The Temp
Autore: Michelle Frances
Prima edizione: 2018
Edizione italiana: traduzione di Emanuela Damiani (Casa Editrice NORD, 2019)
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